Bentornati su Giochi Sacri, la newsletter che esplora il mondo del Gaming and Religion. Anno nuovo argomenti nuovi, ma anche vecchi. Come quello di oggi, su una saga videoludica, quella di Legacy of Kain, cominciata nel lontano 1996.
I due capitoli Soul Reaver (1 e 2), dedicati al personaggio di Raziel, sono stati da poco riproposti in un’edizione Remastered per le console più recenti. Per me che amo questa saga sin dai primi episodi (all’epoca andavo alle scuole medie e mi esaltando leggendo le anteprime sulle riviste, mamma mia l’età come avanza… ) mi è sembrata un’ottima occasione per parlarne qui ed esplorarne le connessioni coi temi che ci interessano. Spero anche di poter contribuire a farla conoscere a chi non si è mai approcciato a questa serie.
Pronti? Via!
Un’antica saga vampiresca
Prima di addentrarci nelle profondità del mondo di Nosgoth e nell'analisi di Soul Reaver, facciamo un breve ripasso per chi si avvicina per la prima volta a questo universo narrativo. La saga di Legacy of Kain ha inizio nel 1996 con Blood Omen: Legacy of Kain, un action RPG in 2D uscito sulla prima Playstation e su PC.
Il gioco ci mette nei panni di Kain, un giovane e arrogante membro della nobilità di Nosgoth, misteriosamente ucciso da un gruppo di assassini. Trasformato contro la sua volontà in un vampiro dallo stregone Mortanius, viene inviato alla ricerca di vendetta, scoprendo che la sua resurrezione è legata a un gioco ben più grande. Questo primo capitolo, con la sua visuale dall'alto e un gameplay che ricorda i classici Zelda, poneva già le basi per l'universo narrativo complesso e stratificato che avrebbe caratterizzato l'intera saga. Seguirà anni dopo Blood Omen 2 avente protagonista ancora Kain, ambientato in un periodo storico differente, con un Kain più brutale e cinico, impegnato nel proseguire la sua conquista del mondo.
La Remastered di Soul Reaver 1 e 2 ha il gran merito, oltre ad aver migliorato la resa grafica - soprattutto nei modelli poligonali dei nemici di Soul Reaver 1 -, ha riportato alla luce contenuti inediti, che erano stati tagliati dalle versioni originali per limiti di tempo e di spazio. Un'aggiunta preziosa che arricchisce ulteriormente l'esperienza di gioco e permette di comprendere meglio alcune scelte di trama durante lo sviluppo e le potenzialità narrativa dell’universo di Legacy of Kain.
Il vero punto di svolta, che eleva Legacy of Kain da semplice saga action-adventure a un grande lavoro di storytelling, arriva proprio con Soul Reaver (1999) e Soul Reaver 2 (2001). Questi due titoli sviluppati da Crystal Dynamics, hanno visto la collaborazione di Amy Hennig (nota per essere poi approdata a lavorare in Naughty Dog e mettere la sua firma su Jak and Daxter e la saga di Uncharted e spostano l'attenzione su Raziel, il primo luogotenente vampiro di Kain, parte del suo esercito che dopo gli eventi di Blood Omen conquista il mondo di Nosgoth.
Raziel vive in un mondo in cui i vampiri hanno preso il sopravvento, ma l’impero di Kain versa in uno stato di decadenza che non riescono a comprendere. Tradito dal suo stesso creatore e condannato a un'eternità di tormenti, Raziel viene resuscitato da un’antica divinità e inviato alla ricerca di vendetta.
Le zone grigie
Nosgoth, il mondo in cui si svolgono le vicende di Legacy of Kain, è un luogo oscuro e affascinante, intriso di un'atmosfera gotica e decadente che richiama alla mente le opere di Edgar Allan Poe e Bram Stoker. Rovine di antiche civiltà, paludi maledette, cattedrali imponenti e cripte dimenticate fanno da sfondo a una storia intrisa di simbolismo religioso, dove la lotta tra il bene e il male si manifesta in modi inaspettati e ambigui. Anzi, bene e male sono concetti che non sembrano esistere, e gli eventi mettono in luce chiaroscuri morali che mettono in crisi le certezze del giocatore, rendendo i confini tra giusto e sbagliato delle zone grigie.
Il sottotesto religioso è particolarmente presente nei temi trattati, ma in modo più diretto e sottile dai nomi di alcuni dei protagonisti. L’ispirazione è quella biblica e le tradizioni ebraico-cristiane: Kain, chiaro riferimento a Caino, il primo assassino della storia, e che come personaggio tradisce chi per lui era come un fratello di sangue (avendo reso Raziel vampiro, in qualche modo è un suo consanguineo). Raziel, dal canto suo, viene definito dagli altri personaggi “Redentore e Distruttore, Pedina e Messia”. Tutti gli ricordano il suo presunto destino, ha un fato da compiere che non capisce, e più si guarda indietro più vede segreti da scoprire su se stesso. Nella tradizione della Cabala ebraica, Raziel, è definito come "custode dei segreti" e avrebbe raccolto in un libro, chiamato Sefer Raziel HaMalakh(ebr. ספר רזיאל המלאך "Libro di Raziel l'Angelo") la conoscenza celeste.
In queste connessioni tra figure religiose tradizionali e personaggi vampireschi cacciatori di uomini si cela un’interessante metafora della saga di Legacy of Kain, che può essere letta come una rivisitazione in chiave dark fantasy del mito degli angeli caduti. Esseri celestiali un tempo nobili e puri, poi decaduti e trasformati, in questo caso, in vampiri, creature della notte condannate a nutrirsi del sangue dei viventi.
Identità che cambiano
E così caddi nelle profondità dell’abisso, urlando,
mentre fuochi bianchi mi divoravano.
Dolore indicibile… Agonia estrema… Il tempo smise di esistere…
Rimase solo questa tortura… E un odio sempre più profondo per l’ipocrisia che mi aveva condannato a un simile inferno.
Dopo un’eternità, il mio tormento si mitigò, facendomi risalire dal precipizio della follia…
La citazione qui sopra sono le parole di Raziel quando, da vampiro, viene tradito da Kain e condannato a un’eternità di tormenti in un abisso. Il suo viaggio in effetti è anche una profonda riflessione sul tema dell’identità. Siamo definiti dal nostro passato e in parte prigionieri del nostro retaggio, delle nostre azioni, condannati a seguire un “destino” (inteso come percorso di vita) predeterminato da dove nasciamo e da dove stiamo andando?
Oppure, possiamo essere ciò che scegliamo di essere, come Raziel che rifiuta il destino impostogli dagli altri e cerca di forgiare il proprio percorso?
Raziel cambia anche idea varie volte, da questo punto di vista, durante il gioco. Inizialmente è fedele a Kain prima del tradimento, abbraccia la causa di una parte della sua nuova identità, ma col tempo capisce che non è che una parte del suo passato, e che la sua identità è composta da più sfumature, ma è lui a scegliere come definirsi.
Soul Reaver esplora queste domande con grande maturità e profondità, senza fornire risposte facili o scontate, ma lasciando al giocatore il compito di trarre le proprie conclusioni.
Libero arbitrio
E tutto perché io scelsi di esercitare per una volta la mia volontà
invece di ubbidire a spiriti e stregoni e demoni, che recitavano in coro
la stessa noiosa litania…
Il libero arbitrio è un altro tema centrale della saga di Legacy of Kain, e in particolare di Soul Reaver 2. Raziel è davvero libero di scegliere il proprio destino, o è solo una pedina in un gioco più grande di lui, orchestrato da forze oscure e potenti? La sua lotta contro Kain diventa una lotta per definire se stesso rispetto all’Antica divinità che lo ha resuscitato e spinto (anche lui) in cerca di vendetta. Nella citazione qui sopra, Raziel esprime il suo disprezzo per come venga usato e gli sia ripetuta all’infinito la stessa storia, la stessa litania “uccidi Kain”, anche quando lui non è più così convinto. Il mondo di Nosgoth è pieno di forze che cercano di creare “destini artificiali”, e le divinità che si proclamano tali forse potrebbero non essere ciò che sembrano.
Come in altri casi ( su questa newsletter lo abbiamo visto in Elden Ring ad esempio) questa rappresentazione di un Dio unico che sembra quello abramitico, ma malvagio, non sembra un attacco alla religione monoteista in sè. Anzi, in qualche modo è metafora di quella tendenza, dentro e fuori le religioni, di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e regole sul mondo. Anche di fronte a ordini di un’autorità a prima vista assoluta, abbiamo la libertà, e a volte il dovere, di decidere noi cosa è giusto o sbagliato, senza affidarci a una “fede cieca”.
Predatori, prede, o fratelli?
Loro temono ciò che non capiscono
e disprezzano ciò che temono
Però no, io non li odio…
Uno degli aspetti più interessanti di Soul Reaver, e che lo distingue da altri videogiochi, è il continuo rovesciamento dei ruoli: i vampiri, tradizionalmente considerati predatori spietati e creature della notte, diventano prede delle persecuzioni organizzate dai sacerdoti guerrieri umani. Gli umani però non si limitano a rispondere a un assalto, ma trascendono la difesa personale scatenando genocidi basati solo sulle differenze. I vampiri si rivelano in seguito non meri predatori desiderosi di conquista, ma esseri condannati a quella condizione a seguito di una guerra, che come spesso accade non ha visto vincitori, ma solo vinti da ambo le parti.
Questo cambio di prospettiva, ci spinge a riflettere sulla natura dei conflitti e sulla sottile linea che separa il bene dal male. Raziel, pur essendo una creatura spettrale, si dimostra più umano e compassionevole dei vampiri che caccia, ma anche più “umano” degli umani scelti, come quando ha Kain alla sua mercè e avendo una scelta, sceglie la pietà.
Il personaggio di quest’ultima citazione, cacciato e discriminato, conclude con un messaggio forte, dicendo a Raziel che comprende i sentimenti di chi non capisce e lo disprezza, ma che preferisce non rispondere all’odio con altro odio.
E Legacy of Kain: Defiance, l'ultimo capitolo della saga uscito nel 2003, in cui è possibile utilizzare entrambi i personaggi, Raziel e Kain? Beh, quello merita un discorso a parte... Magari nei prossimo post! E speriamo che anche questo capitolo venga presto riproposto in una Remastered.
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✍ Ilaria W. Biano - The God Gap invece racconta il panorama sociale e culturale degli Stati Uniti e dell’importanza del fattore religioso in questo Paese.
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