Bentornati su Giochi Sacri, la newsletter che racconta il mondo del Gaming and Religion. L’annuncio ai Game Awards del sequel del videogioco Ōkami ha scosso i ricordi di molti che hanno apprezzato la sua suggestiva grafica in stile giapponese e le atmosfere bucoliche dell’avventura della dea Amaterasu. Con Pierluigi Boschi abbiamo pensato che fosse l’occasione per parlare del titolo originale e di come scoprire la religione giapponese tradizionale, lo Shinto(神道), attraverso questo videogioco. In questo primo post inizieremo a esplorare il mondo di Ōkami e le basi della tradizione Shinto.
Let’s go! / Ikimashou (行きましょう)
Ōkami vive ancora
Uscito nel 2006 per PlayStation 2 e Nintendo Wii, Ōkami (大神) è un gioco d’azione e avventura sviluppato da Clover Studio e pubblicato da Capcom. Ambientato in una versione fantastica del Giappone antico, il gioco segue le avventure di Amaterasu, la dea del sole, reincarnata sotto forma di un lupo bianco; la sua missione è quella di liberare il mondo dalla presenza di Orochi e salvare il Giappone riportando l’armonia nel Paese.
Da molti considerato una vera e propria opera d’arte interattiva, l’avventura partorita dalla mente di Kamiya Hideki ha incantato milioni di giocatori in tutto il mondo, anche grazie all’estetica Sumi-E (墨絵), uno stile pittorico tradizionale che utilizza esclusivamente l’inchiostro nero, talvolta con sfumature di grigio o piccoli tocchi di colore. Il lato artistico di Ōkami si vede anche dal suo gameplay, infatti la meccanica del “pennello celestiale” permette ai giocatori di disegnare direttamente sullo schermo per eseguire attacchi, risolvere enigmi o manipolare l’ambiente.
Dalle origini del Giappone al mito
Le prime forme di culto dei Kami sembrano emergere intorno al periodo della storia giapponese cosiddetto Yayoi.
Ōkami si svolge in una versione fantastica del Giappone antico, fortemente influenzata dalla cosmogonia e dai miti Shinto.
Il giocatore impersona Amaterasu Ōmikami (天照大神), anche conosciuta come Ōhirume no Muchi no Kami (大日孁貴神), la dea del sole incarnata in un lupo bianco che discende sulla terra per purificarla dalla maledizione di Yamata no Orochi (八岐大蛇) - un drago colossale, il cui corpo si estende lungo otto valli e otto colline.
Orochi ha otto teste e otto code, con occhi rossi brillanti come rubini, il suo corpo è ricoperto da muschio, cipressi e altre piante, a indicare la sua antichità e connessione con la natura selvaggia. La creatura è spesso associata ai fiumi in piena e al caos, rappresentando una forza distruttiva e incontrollabile - che ha corrotto il regno di Yamato (il Giappone) e tutti gli esseri viventi che vi abitano. Questo tema è intrinsecamente legato al concetto di Kegare (穢れ- impurità) e alla necessità di Harae (祓- purificazione) per ristabilire l’ordine prestabilito.
Le ambientazioni di Ōkami è ricca di riferimenti a luoghi sacri dello Shintō, come montagne, foreste e corsi d’acqua, che rappresentano dimore naturali dei Kami; essa riflette il principio di sacralità della natura, trasformando ogni elemento del paesaggio in una possibile espressione del divino.
Questa è la Via…
Traducibile come "La Via dei Kami", lo Shintō è una religione di tipo animistico (per alcuni anche politeista), ossia che non crede in divinità trascendenti, ma che ritiene che la divinità sia presente in determinati luoghi fisici, oggetti o elementi naturali. Secondo lo studioso S.D.B. Picken esso è “l'espressione naturale dei sentimenti del popolo giapponese, che si è sviluppata ed evoluta con il progresso della storia e della società giapponese". Egli afferma inoltre che lo Shintō equivale anche ai concetti di Daidō (⼤道- la Grande Via) o Teidō (天道 - la Via Imperiale). Queste variazioni nella denominazione mostrano come esso sia stato storicamente utilizzato non solo come pratica spirituale sin dai tempi antichi, sia anche profondamente connesso alla cultura politica e idelogica delle classi dominanti.
Inoltre, per rendere le cose un po’ più complesse ed affascinanti è meglio sottolineare anche il fatto che “il termine Shintō stesso non comprende la totalità dell'esperienza religiosa giapponese. Lo Shintō istituzionalizzato non include una vasta gamma di pratiche animistiche e sciamaniche che giunsero nell'arcipelago giapponese dal continente, incluse le pratiche del popolo Ainu” [Falero, Shimada 2020, p. 37].
Essendo una religione animista è importante citare il fatto che oltre ad avere più di un kami (divinità), esiste anche un'essenza vitale pervasiva che risiede tutte le cose, il “Tama” (魂), esso viene equiparato all’anima e semplicemente abbraccia ogni cosa, similmente alla Forza di Star Wars.
La lotta tra ordine e caos
La trama di Ōkami è costruita attorno alla lotta tra ordine e caos, tema centrale nello Shintō.
La corruzione che Amaterasu deve combattere rappresenta un disequilibrio che mina l’armonia del mondo. Attraverso la sua missione, i giocatori devono ripristinare l’equilibrio cosmico, incarnando il ruolo di protettrice e rigeneratrice dell’universo svolto dalla dea del Sole. Oltre ad Amaterasu, nel videogioco troviamo anche numerosi altri Kami e creature mitologiche tratte direttamente dalla tradizione religiosa e dal folklore giapponese.
Tra queste troviamo Susanoo, rappresentato come un guerriero riluttante ma eroico, che richiama il fratello di Amaterasu nel mito giapponese, e Tsukuyomi, la spada sacra che sigilla Orochi, il cui nome richiama il dio della luna nello Shintō. In Ōkami sono presenti anche alcuni Kami minori rappresentativi di specifici elementi o fenomeni naturali. Queste divinità riflettono l’idea che ogni cosa, anche la più piccola, possa contenere una scintilla divina. Attraverso le interazioni con questi Kami, i giocatori sperimentano il valore della cooperazione tra divinità e umanità.
Una delle meccaniche più innovative è l’uso del “pennello celestiale”, uno strumento divino che consente al giocatore di dipingere simboli sullo schermo per interagire con il mondo. Questo elemento, che si ispira all’arte calligrafica giapponese, ha anche una connessione simbolica, rappresenta infatti il potere creativo dei Kami e la loro capacità di influenzare direttamente il mondo umano. Le tecniche del pennello celestiale riflettono rituali come la purificazione (禊 - Misogi) e la creazione di talismani sacri (お守り- Omamori).
Nel corso del gioco, Amaterasu utilizza oggetti ispirati ai Sanshu no Jingi (三種の神器- i Tre Tesori Sacri dello Shintō): - Lo specchio (八咫鏡 - Yata no Kagami): simbolo di verità e riflesso dell’anima. - La spada (草薙の剣 - Kusanagi no Tsurugi): simbolo di forza e coraggio. Il gioiello (八尺瓊曲玉- Yasakani no Magatama): simbolo di armonia e legame con il divino. Questi oggetti non solo hanno un valore pratico nel gameplay, ma richiamano il ruolo centrale degli strumenti sacri nella ritualità.
La connessione con la natura Il rapporto tra Amaterasu e la natura è un aspetto fondamentale di Ōkami. Attraverso l’azione di purificazione delle aree corrotte, il giocatore ridà vita a piante, animali e paesaggi. Questo processo riflette la visione della natura come sacra e intrinsecamente legata ai Kami. L’atto di nutrire e interagire con la fauna locale è un richiamo alla pratica di vivere in armonia con l’ambiente.
Ōkami è più di un semplice videogioco adventure con dei riferimenti allo Shintō, ma una reinterpretazione artistica e interattiva dei suoi principi fondamentali. Se non lo avete giocato, potete trovarlo facilmente in versione HD sulle console attuali. Ci sarebbero sicuramente tantissime cose da dire su Ōkami e lo Shinto, e chissà cosa verrà fuori con il suo seguito, ne parleremo sicuramente nei prossimi post. Ancora grazie a Pierluigi Boschi!
📖Letture per approfondire
P. Villani, Kojiki: un racconto di antichi eventi, Marsilio, Venezia, 2011
R. Marangoni, Shintoismo, Editrice Bibliografica, 2018
M. Como, Weaving and Binding. Immigrant Gods and Female Immortals in Ancient Japan, University of Hawai’i Press
T. Matsumae, Early Kami Worship, in The Cambridge History of Japan. New York, CUP, 2006
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