Bentornati su Giochi Sacri, la newsletter che racconta il mondo del Gaming and Religion. Ho parlato con Gabriele Mori, Cyberludologo e Sociologo del Gaming, che si occupa di mettere in connessione i videogiochi con la promozione della conoscenza, della competenza, della socializzazione. È molto attivo su Instagram dove condivide le sue esperienze. Gabriele mi aveva accennato di un suo laboratorio formativo con i videogiochi rivolto a delle suore e quindi gli ho prontamente chiesto di condividere questa esperienza su Giochi Sacri. Tra l’altro, l’episodio di oggi è in video podcast.
🎤Simone Baldetti: Gabriele, grazie per essere con noi. Parlaci un po’ di questo laboratorio destinato a questo pubblico così particolare.
🎙️Gabriele Mori: Grazie Simone. Sì, è un pubblico molto particolare, in effetti. Si è trattato di un attività laboratoriale che ho fatto, Game Based Learning, quindi portando i video giochi come strumento per promuovere competenze, conoscenza e socializzazione. In questo caso, per promuovere, anzi, esplicitare in qualche modo biografia e storia di vita, e si è svolto in un convento.
Il target è stato quello di Suore anziane, perché non era solo un convento, non era solo una RSA (residenza assistenziale per anziani o malati), ma entrambe le cose. Un'intersezione veramente incredibile di pubblici.
Nella mia esperienza mi sono trovato a fare interventi nelle università, con le scuole elementari, medie, e superiori, ma con un preciso pubblico di religiosi non mi era mai capitato. Anzi, domani si era parto con un laboratorio, in un oratorio, insomma, ma cogli anziani, soprattutto lato religioso, non mi era mai capitato ed è stato... Alla prima volta. Molto, molto, sì, sì, prima volta.
🎤Simone Baldetti: Come è nato questo inconsueto incontro?
Gabriele Mori: Inizialmente, avevo avevo preso i contatti con un'altra RSA, non di religiosi, una laica. Ne ho parlato su Instagram, e mi ha contattato una persona che lavora in questa RSA che però era un convento, dicendomi che potevano essere interessante a uno dei miei laboratori. Sin dall’inizio, in qualche modo questa circostanza mi ha aperto una porta su uno dei miei pregiudizi. Le suore e curiosi e interessate dei videogiochi, ma wow, che strano, non l’avrei detto!
Sono andato a parlare con loro e poi da lì è nato il tutto.
🎤Simone Baldetti: Benissimo! Ci puoi parlare della struttura del laboratorio e di quale obbiettivo dovevi raggiungere con queste religiose?
🎙️Gabriele Mori: Allora, mi sono reso conto che l'obiettivo è stato un po' rinegoziato lungo il percorso. Mi è sembrato chiaro che in quella struttura volessero sperimentare, provare qualcosa di nuovo. In realtà è partito parlando non con le tre suore partecipanti, ma con la Madre Superiora e con l'educatrice della struttura. Per loro lo scopo era un altro, capivo che volevano testare un po' la mia competenza, e secondariamente, fare un po' divertire le suore, magari cercando di realizzare un rinforzo cognitivo, che fa sempre bene nei casi di persone anziane. Tuttavia, dopo che io ho proposto svariati giochi alla Madre Superiora durante il colloquio progettuale, me li hanno bocciati praticamente tutti i giochi, e avrebbero preferito dei quiz, secondo loro più adatti alle ospiti della struttura.
Questo si discostava dal mio lavoro, però, per andare incontro a questa esigenza progettuale, ho progettato qualcosa che legasse l'idea del quiz con un videogioco molto leggero, Untitled Goose Game.
Questo videogioco vede proprio protagonista un’oca che deve fare dei puzzle ambientali molto molto semplici, in uno scenario sereno e bucolico, una serenità è interrotta ironicamente dispetti dell’oca nei confronti del genere umano. Ho provato a uniere videogioco e gioco creando un vero e proprio tabellone, come nel gioco dell’oca classico, con un quiz tematico sulle oche.
Questo era il concept inizialmente previsto con le tre suore partecipanti, poi un imprevisto, incredibile a dirsi, mi ha fatto cambiare idea su tutto il progetto e capire qual era la direzione da prendere. Avevo dimenticato il carica batteria del computer, e questo imprevisto ha aperto uno spazio di possibilità, che può essere un rischio, ma anche un’opportunità.
Allora ho pensato, abbiamo fatto 20 minuti di gioco al computer, ora raccontatemi qualcosa di voi, come è stato questo gioco, se voi giocate in generale. E lì io ho iniziato a conoscere non solo tre suore, tre persone anziane, ma tre donne, così ho capito questo approccio così direttivo non andava bene, che quello con cui mi ero, quello per cui mi ero accordato con la Madre Superiora e con l’educatrice, non erano quello che chiedevano le suore.
Ho cercato di cogliere un bisogno che non era particolarmente espresso, infatti, chiesi anche a loro, perché vedevo che parlavano molto, facevano molte osservazioni a partire dal gioco sulla loro vita, era evidente che queste tre donne avessero tantissimo da dire e da raccontare. Allora sono tornato a casa e ho ristrutturato completamente il progetto, cercando un approccio più condiviso.
🎤Simone Baldetti: Molto interessante come un imprevisto abbia innescato un cambiamento di punto di vista e agevolato la relazione. Hai parlato di pregiudizi. Di solito si pensa che il pregiudizio parta da parte del mondo religioso, invece tu hai espresso quelli che erano i tuoi pregiudizi su questo mondo, pensando che non sarebbero state così così ricettive. Ti sei confrontato con quei pregiudizi anche perché hai cambiato il punto di vista. Come è stato questo entrare in relazione con queste donne di cui tu all'inizio sapevi solo essere delle suore e poi hai scoperto come erano le singole persone?
🎙️Gabriele Mori: Per me è meraviglioso, ma nel proprio nel senso letterale del termine, cioè che genera meraviglia. Ho scoperto tre mondi, un universo che le collega tutte chiaramente, che è molto lontano dal mio di universo di valori personali. Erano tutte collegate ma ognuna era un mondo assestante, tre personalità completamente diverse, con tre storie di vita molto differenti.
Tutte ovviamente legate dal tema della cura verso l 'altro, della preghiera, della della fede. Sono riferimenti valoriali diversi da quelli della mia storia personale, io non sono battezzato e vengo da una famiglia con un altro approccio alla spiritualità. Non mi aspettavo una tale curiosità da parte di persone religiose, il medium videoludico è un qualcosa che loro non avevano mai visto.
Mi rendo conto però che quando c'è tanta differenza, se uno riesce a creare quel ponte demolendo qualche barriera che sta nel mezzo, poi ciò che esce fuori è un'esplosione benefica, perché veramente ciò che è differenza se crei un ponte diventa conoscenza, diventa opportunità quanto meno di conoscenza, perché tutto ciò che non conoscevi dell'altro diventa conoscibile in quel momento. Renderlo conoscibile, tra l'altro tramite il videogioco, per me è una cosa entusiasmante, perché metto un piccolo ponte tra un luogo che io conosco come le mie tasche, il videogame, e il mondo del convento dove loro vivono.
🎤Simone Baldetti: Come dici tu, questo tipo di diversità una volta che la metti in relazione, scopri qualcosa di nuovo. Tra videogiochi e religione a volte si ha la necessità di creare punti, su uno scenario che non è completamente restio in realtà a questo collegamento, perché poi quando si incontrano, come hai detto tu, sono emersi delle indicazioni valoriali, durante il laboratorio, che sono frutto dell’esperienza personale delle suore. Per questo ti volevo chiedere se ci puoi dare qualche dettaglio su come è andato questo laboratorio dopo la trasformazione del progetto.
🎙️Gabriele Mori: È interessante l 'aspetto del ponte, avevo ascoltato anche l'ultimo episodio del tuo podcast dove parlavi di ponti tra mondo ecclesiastico e produzione videoludica, e mi sono ritrovato molto d 'accordo. Il mio pregiudizio verso di loro è lo stesso che un po' percepisco da parte del mondo videoludico verso quello religioso, non solo viceversa. Se perché se ti aspetti il pregiudizio arrivi già con un muro, sei già in una prospettiva di chiusura all’Altro.
A proposito di questo, prima parlavo di differenze valoriali, ma poi alla fine quelle differnze valoriali, avendole poi indagati in altre sessioni in cui siamo entrati molto di più in relazione, mi sono reso conto che non erano così profonde.
Perché ciò che loro chiamavano con un dato significante, io semplicemente lo chiamavo con un altro significante, e questa è la cosa più intrigante.
Per esempio la ricerca di senso, la loro dedizione fideistica, altro non è che l 'amore per la conoscenza in senso laico. Non sono così diverse. L’attenzione all’assistenza ai bisognosi che loro mi hanno dimostrato avere, non è altro che il mio valore dell 'altruismo, il mio valore del creare relazione e connessioni, cosa che cerco sempre di fare da che forse sono in questo mondo. Mi sono reso conto che ci sono molte cose che chiamiamo in modo differente, ma che poi se vai a scavare, cioè se crei punti anziché creare muri, le vai a conoscere nella loro sostanza, sono molto simili.
Comunque, sì ho cambiato giochi e ho optato per titoli un po' più profondi.
Tra questi Outer Wilds, che è un gioco diciamo di archeologia spaziale dove siamo portati a scoprire questo universo, ad entrare letteralmente in contatto con mondi altri e con loro poi io cercavo sempre di portargli un ponte analogico, un po' come nel gioco del loca, io avevo fatto il tabellone col giro dell’oca in Outer Wilds, in effetti guarda, ce l'ho ancora qua, io avevo fatto questa mappa, proprio una mappa fisica, per unire due mondi, digitale e analogico.
🎙️Gabriele Mori: Cercavo sempre un ponte analogico per introdurle ai videogiochi, quindi prima abbiamo fatto una sorta di gioco di ruolo su questa mappa che è quella di Outer Wilds, e le ho fatte immaginare i mondi come potevano essere a partire dalla mappa e poi li abbiamo ritrovati in game questi mondi, per vedere così ho creato anche un senso di anticipazione in loro, un maggiore interesse verso un mondo di gioco che è abbastanza complesso da capire.
È più complesso di quel giro dell’oca, un'inquadratura in prima persona non è da sottovalutare con chi ha scarsa alfabetizzazione videoludica. Far capire che il tuo punto di vista parte dai occhi dell’avatar di gioco, non è uno step che possiamo dare per scontato.
A proposito di creare ponti, questa è una raccomandazione che potrei lasciare a chi vuole creare ponti con chi non è alfabetizzato al videogioco, non diamo per scontato, che una barra verde in testa al mio avatar iindichi la vita del personaggio, perché per esempio, la mia nonna non lo sa.
E questo è stato un gioco, un altro gioco è stato Gorogoa, che è un altro puzzle game, un po' più lineare, un po' più bidimensionale, e anche lì per portarle, adesso non ho qua i pezzi analogici, ma per portarle sullo schermo con Gorogoa prima abbiamo fatto un puzzle fisico, che rappresentava scene di Gorogoa, quindi cercando anche di creare un layer interpretativo della scena vista. E infine poi le ho intervistate singolarmente, perché volevo anche che la loro testimonianza non fosse influenzata dalla presenza delle altre. Soprattutto una delle tre era più timida delle altre, questo l'ho notato, e le altre tendevano un po', senza farlo apposta a sovrastarla.
L'ultima sessione in realtà è stata divisa in tre, perché è stata una sessione poi individuale, sono state tre sessioni individuale di intervista, dove io ho registrato l'intervista. Lì ho fatto un piccolo ultimo agguato videoludico, nel senso che al'intero dell'intervista ho proposto loro anche un ultimo gioco, Indika, che è un gioco dove vestiamo proprio i panni di una suora ortodossa.
🎤Simone Baldetti: E tra l 'altro in teoria potrebbe anche essere pensato come un esempio complicato per loro, perché comunque Indika ha un gameplay e tematica peculiari, giusto?
🎙️Gabriele Mori: Sì, sì, sì, ma infatti non ho scelto di non spingermi troppo oltre. Abbiamo giocato ad Indika soltanto il primo quarto d'ora, quindi per capirci con chi magari ha giocato al gioco prima che arrivassero tutte le allucinazioni grottesche. Nel momento in cui, diciamo, suor Indika fa un po' un incidente che fa cadere una sorta di reliquia, le altre suore la sgridano e la castigano, le danno un compito un po' fittizio, dove deve andare venire da in un posto,. Una delle tre suore del laboratorio, ha subito colto il punto dicendo “adesso la castiga, questa è la storia della nostra vita”, ha detto.
Le ho chiesto come mai, Suor Bartolome, parli così? E poi da lì si è espanso questo tema, la narrazione della vita di lei come suora intrecciava quella del suo essere donna. Noi siamo donne, quindi già in quanto donna è complicato questo, ma non perché nasci complicata, ma perché ci sono dei condizionamenti sociali. Quindi mi stava già tra l 'altro anche in quel frangente restituendo uno sguardo sociologico che non mi aspettavo. E anche qui faccio mea culpa a livello di pregiudizi, perché queste tre signore sono veramente un portento a livello di lucidità mentale, di profondità analitica del mondo che hanno intorno.
🎤Simone Baldetti Come dici tu, il pregiudizio può portare a risultati negativi ma possiamo affrontarlo e superarlo. Se ci fermiamo a demonizzare la sola presenza del pregiudizio, rischiamo di giudicare eccessivamente chi ha un pregiudizio, e come dicevi tu prima, si autoalimenta. Invece tu hai fatto un passp in più verso l'Altro.
Interessante questo aspetto delle suore e del loro essere donne. Nella Chiesa se ne parla sempre di più ultimamente sulla condizione delle religiose, sul funzionamento delle regole interne della Chiesa cattolica e il fatto che in alcuni casi le suore possono subire discriminazioni, in quanto suore e in quanto donne.
A partire dalla tua esperienza siamo finiti a parlare di questi temi, questo mette in evidenza quanto è prezioso creare ponti. Un’ultima domanda Gabiele, cosa ti ha lasciato a te come persona questo laboratorio?
🎙️Gabriele Mori: Aperto. Mi ha aperto nel senso che mi ha mostrato molte cose che non conoscevo né del mio interlocutore, né di me stesso.
Mi ha insegnato tantissimo e mi ha anche lasciato un insegnamento, ad avere fiducia nelle mie competenze umane, nel senso di maturare consapevolezza che quando, nonostante il commettente, il cliente ti dica fai questo progetto, capire quando in realtà il commettente ha torto e tu nel mentre che quel progetto che ti ha dato il commettente lo stai tenendo in piedi, saperlo cambiare, negoziandolo anche col commettente.
Quando ho cambiato il progetto in corsa, ho detto guardate che a mio avviso è molto indicato cambiare il progetto in corsa perché le tre suore si stanno dimostrando molto recettive, molto reattive e con tanta voglia di condividere loro pezzi di storia quindi era necessario dal mio punto di vista cambiare completamente prospettiva.
Avevo anche un dato quantitativo su cui fare leva. La Madre Superiora e l’educatrice mi avevano detto che oltre la mezz'ora non sarei riuscito a mantenere l’attenzione delle tre suore, e invece ogni sessione è durata circa due ore.
Quindi questa questa cosa è in qualche modo, non dico una dimostrazione, però avvalora un po' il fatto che io le stavo raccogliendo il loro interesse meglio di come potevano prevedere la Madre Superiora e l’educatrice.
🎤Simone Baldetti: Veramente bello Gabriele, affascinante e bellissimo e appassionante, sono convinto che sia stato interessante anche per chi ci ascolta. L:'altro podcast a cui facevo riferimento di Gabriele si chiama Mondi Oltre, che contiene le interviste delle sue ore che potete andare quindi a ascoltare su Spotify (trovate il link in fondo a questo post)
🎤Simone Baldetti: Io ti ringrazio ancora una volta Gabriele, per aver condiviso questa esperienza precisa con noi, a presto!
🗣️Il nostro Ospite
Gabriele Mori, alias Sociological_Game. Cyberludologo, Sociologo del Gaming
La sua pagina Instagram, e qui sotto i suoi podcast:
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