Bentornati su Giochi Sacri, la newsletter che racconta Gaming & Religion.
Dopo aver provato a dare una lettura della saga di The Legend of Zelda in termini di “diritto interculturale” (qui) il tema di oggi è di dare una “lettura videoludica” di un documento di origine religiosa. Lo scritto in questione è l’Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII del 1891. L’attuale Pontefice, Leone XIV, ha trovato ispirazione proprio in questo Papa per la scelta del suo nome, e così facendo ha richiamato l’eredità di Leone XIII, come la sua Enciclica attenta alle tematiche sociali. In questo episodio proviamo a leggere quel testo, scritto per un mondo di fabbriche e carbone, attraverso il mondo dei videogiochi, per capire le connessioni tra gaming e diritti dei lavoratori, analizzando prima le storie che i videogiochi ci raccontano, e poi la realtà di chi, quei videogiochi, li crea.
Pronti? Via!
Papi che scrivono lettere
Un’Enciclica (la parola deriva dal greco ἐγκύκλιος, "in giro", "in circolo") era nei primi secoli delle comunità cristiane una lettera ufficiale scritta dal Papa e inviata ai Vescovi per ribadire delle verità di fede. Col tempo è diventata una lettera rivolta ai Vescovi - e in prospettiva, attraverso loro, a tutti i fedeli - in cui il Pontefice un grande tema sociale, economico o morale. È lo strumento con cui un Papa offre la visione e una guida da parte della Chiesa su come affrontarla, una delle più autorevoli prese di posizione che un Papa possa esprimere su una questione che tocca tutta l'umanità.
Alla fine dell’800, gli Stati devono gestire gli effetti della Rivoluzione Industriale e l’estremo capitalismo, cui si oppongono le dottrine socialiste, alcune delle quali propongono una vera e propria rivoluzione da parte dei lavoratori, all’epoca definiti “proletari” ( lavoratori poveri al punto che loro unico bene erano i figli, la prole). Leone XIII scrive un testo per quegli anni rivoluzionario e si confronta con le “cose nuove” del tempo, Rerum Novarum, in latino, che danno il nome alla sua Enciclica. Questo Papa critica sia il socialismo che il capitalismo sfrenato, e mette al centro un'idea fondamentale: la dignità del lavoro e del lavoratore. Parla di salario giusto, di diritto al riposo, del dovere dello Stato di proteggere i più deboli e, cosa cruciale, del diritto dei lavoratori di unirsi in associazioni per difendere i propri interessi.
Questa enciclica è un vero e proprio spartiacque, perché con essa nasce ufficialmente la Dottrina Sociale della Chiesa, ossia l'insieme degli insegnamenti con cui la Chiesa applica i valori del Vangelo — giustizia, dignità, solidarietà — ai problemi concreti della società, dell'economia e della politica. Papa Leone XIII scriveva esplicitamente che le premure della Chiesa erano sì dirette alla salvezza delle anime, ma non potevano trascurare quello che appartiene alla vita morale e terrena.
Storie di lavoro e di lotta
Nel 1891, Papa Leone XIII scriveva che in quel periodo era stato raggiunto
il monopolio della produzione e del commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all'infinita moltitudine dei proletari un giogo poco meno che servile
Molti videogiochi ci immergono in mondi distopici dominati da corporazioni onnipotenti. Pensate a Night City in Cyberpunk 2077, dove le megacorporazioni Arasaka e la Militech sono più potenti di qualsiasi governo. O a The Outer Worlds, dove un intero sistema solare è di fatto un feudo aziendale gestito da un anonimo "consiglio di amministrazione”. Persino la Rapture di BioShock è il monumento al collasso del capitalismo sfrenato.
Oddeworld Soulstorm, remake di Abe’s Exoodus
In Oddworld: Soulstorm, il nostro scopo è liberare gli schiavi Mudokon dal lavoro forzato nelle industrie dei Glukkon, una razza aliena che sfrutta in maniera incontrollata e amorale le altre specie del pianeta. La struttura fisica dei Glukkon li rende inadatti al lavoro manuale e, di fatto, dipendenti dagli altri ), e utilizzano il loro intelletto per costruire enormi industrie e accumulare profitto, simboleggiando una casta di speculatori e affaristi che di fatto hanno bisogno del lavoro degli operai per sopravvivere, ma non ne hanno cura.
Il loro disprezzo per le altre specie arriva al punto della disumanizzazione dei lavoratori. Nel videogioco i Mudokon devono fuggire da un lavoro che è diventato solo una facciata, perché per superare la crisi economica i Glukkon hanno deciso di trasformare i propri operai in cibo da vendere.
Non sono più lavoratori di cui il datore di lavoro dovrebbe rispettare la dignità della persona umana che è in ognuno di essi, come scriveva Leone XIII nella sua Enciclica, ma diventano materia prima.
Un altro esempio interessante è Papers, Please, in cui impersoniamo ispettore di frontiera di un immaginario regime totalitario. Il nostro lavoro è controllare documenti, timbrare passaporti e accettare o meno il passaggio dei migranti che ne fanno richiesta. Le persone diventano solo una serie di dati da verificare, e ;a loro umanità, le loro storie, scompaiono dietro la burocrazia e le regole che il lavoratore deve seguire, se non vuole subirne le conseguenze, considerando inoltre che esso viene pagato a seconda di quante persone riesce ad esaminare nel più breve tempo possibile.
Questo è l'annullamento della persona nel lavoro, che spinge per esempio ad accettare un compenso molto basso, mentre Leone XIII ricorda che il lavoro è sì “necessario per mantenere i bisogni della vita”, ma c’è sempre un elemento di
“giustizia sociale”, che va oltre le semplici scelte di datore di lavoro e lavoratore, che quasi mai sono in una relazione paritaria, perché far sì che venga accettato un compenso ingiusto il lavoratore “subisce una violenza”.
Papers Please
Naturalmente, dove c'è oppressione, c'è resistenza. E anche questo è un tema centrale nei videogiochi. In Tonight We Riot, il gioco non ci chiede di essere un eroe solitario, ma ci mette a capo di una vera e propria rivolta operaia.
Il gameplay stesso è azione collettiva contro un sistema capitalista che ha tolto ogni diritto, in una sorta di rappresentazione letterale della lotta di classe. Un esito certamente violento del rapporto tra lavoratori e poteri economici, ma che a suo modo, agisce da monito.
Tra l’altro, questo tipo di risposta collettiva, così affine alle idee rivoluzionarie dell’epoca, non sarebbe probabilmente gradita a Papa Leone XIII, che nella sua Enciclica varie volte si scagliava contro quello che chiamava “socialismo, falso rimedio”. Ma a parte questo, anche la responsabilità collettiva e i benefici dell’unione tra lavoratori sono temi toccati dall’Enciclica, che insisteva sulla “necessità nella collaborazione di tutti”.
Quando scriveva "Tengono però il primo posto le corporazioni di arti e mestieri" il Papa vedeva in queste associazioni, gli antenati dei nostri sindacati, lo strumento più efficace per i lavoratori per difendere i propri diritti contro un potere economico altrimenti schiacciante. La spinta alla sindacalizzazione che vediamo oggi nell'industria dei videogiochi è la realizzazione concreta e moderna di quella visione, la risposta collettiva a un fallimento sistemico.
Una scena dell’intro di Tonight We Riot
Questo tipo di rappresentazioni sono quindi ricorrenti nel mondo dei videogiochi, e a volte anche in modo molto esplicito nel citare i problemi del capitalismo e il tema delle possibili forme di resistenza. Questo dimostra quanto il problema sia avvertito e come il videogioco contribuisca a veicolare e discutere narrazioni, problemi, movimenti. Coì, queste storie videoludiche non sono solo racconti digitali, sono allegorie potentissime che ci permettono di criticare, esattamente come faceva l'Enciclica, le derive del potere economico incontrollato che porta al collasso sociale.
La "questione operaia" nell'industria dei videogiochi
Se conoscete un po’ l’industria dei videogiochi, avrete probabilmente già sentito parlare "crunch"? È il termine con cui, nell'industria, si indicano i periodi di lavoro straordinario massacrante e spesso obbligatorio prima della consegna di un gioco. Il mercato impone di andare sempre più veloci, di arrivare sempre prima degli altri, e ritmi insostenibili di lavoro settimanale diventano un
“è l’unico modo per farcela”, per giustificare una produzione che pensa solo al risultato in termini di profitto. Così, la passione degli sviluppatori nel loro lavoro viene usata come leva per giustificare uno sfruttamento sistemico.
Come scriveva Leone XIII
Non è giusto né umano esigere dall'uomo tanto lavoro da farne inebetire la mente per troppa fatica e da fiaccarne il corpo. [...] In ogni convenzione stipulata tra padroni e operai vi è sempre la condizione o espressa o sottintesa dell'uno e dell'altro riposo; un patto contrario sarebbe immorale".
Linguaggio dell’800 a parte (“padroni”…) trasportata ai giorni nostri, appare come una condanna diretta e senza appello della “cultura del crunch”. Il diritto al riposo non è un lusso, ma un fondamento della dignità del lavoro, e il passaggio dal carbone e le prime catene di montaggio alle tecnologie informatiche e digitali, non solo non ha eliminato questa esigenza, ma anzi l’ha reso ancora più un bisogno fondamentale da tutelare.
E dopo il crunch, cosa succede? Come spesso accade, ci licenziamenti di massa. L'industria dei videogiochi genera miliardi di dollari, ma è afflitta da una precarietà considerevole, e negli ultimi anni il conto dei posti di lavoro persi pare che contini ad aumentare. Gli sviluppatori denunciano una mentalità da "talento usa e getta": utile per un progetto, ma facilmente sostituibile, o su cui addossare la “colpa” quando un gioco non vende quanto sperato.
Questo ci riporta alla critica del Papa a un sistema che tratta le persone "come fossero cose", e alla sua insistenza sulla necessità di proteggere specialmente i più deboli. Nella Rerum Novarum si legge, con il linguaggio del tempo:
le misere plebi, che mancano di sostegno proprio, hanno speciale necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato
Oggi diremmo che i lavoratori precari, spesso senza tutele, hanno bisogno di particolare protezione da quello Stato, in tutte le sue componenti, che dovrebbe vigilare sui loro diritti.
Pixel e discriminazioni
A questo si aggiunge un altro strato di problemi: la discriminazione. Scandali come quelli di Ubisoft o Riot Games hanno svelato un "lato oscuro" dell'industria videoludica, fatto di sessismo, molestie e abusi di potere. Queste forme di discriminazioni, di per sé odiose, sono tra l’altro particolarmente dirette contro le donne, che pur rappresentando quasi la metà dei videogiocatori, spesso all’interno dell’industria subiscono le prime discriminazioni, in particolare quelle salariali. La Rerum Novarum parla di giustizia e di "non opprimere" i bisognosi, chiamata alla giustizia non è solo economica, ma anche sociale. Il paradosso è che chi si occupa di creare ambienti videoludici e storie intrise di valori sociali, non lo può fare in un ambiente di lavoro rispettoso per tutti, indipendentemente dal genere o da qualunque altro elemento della propria identità.
Cose nuove per vecchi problemi
Siamo partiti da un'enciclica del 1891 e siamo arrivati alle lotte sindacali degli sviluppatori di videogiochi del 2025. Abbiamo visto come i giochi possano essere specchi critici della nostra società, mettendo in scena le stesse ingiustizie che Leone XIII denunciava. E abbiamo visto come l'industria che crea questi giochi sia, essa stessa, afflitta dagli stessi problemi: sfruttamento, precarietà, disuguaglianza.
La lettura videoludica della Rerum Novarum ci fa vedere la sorprendente attualità di questa Enciclica. Le "cose nuove" di oggi – l'economia digitale, il lavoro creativo, i mondi videoludici – ci pongono di fronte a domande sulla giustizia, la dignità e il valore del lavoro in modo simile alle novità portata dalla rivoluzione che affrontava Leone XIII, e le risposte che questo Papa ha offerto allora possono ancora funzionare da bussola. Il fatto che le storie dei videogiochi affrontino questi temi, a volte integrando “senza saperlo” i principi della Rerum Novarum, mi sembra una bella integrazione tra antico e moderno.
Le sfide e i mezzi che generano lavoro cambiano forma, ma la necessità di un'economia dal volto umano e di una società più giusta rimane la stessa, sia che si parli di fabbriche dell'Ottocento o di studi di sviluppo videoludico del 2025.
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