Bentornati su Giochi Sacri, La newsletter che racconta il mondo del Gaming and Religion. Oggi ci immergiamo nel profondo e affascinante mondo di Shin Megami Tensei (SMT), una serie di videogiochi di ruolo giapponesi che, fin dal suo debutto su Super Nintendo nel 1992, ha catturato l'attenzione dei giocatori con la sua audace esplorazione di temi religiosi e filosofici, sfidando convenzioni e aprendo a riflessioni profonde sul ruolo della fede, del potere e della libertà individuale.
Pronti, via!
Ben tornati su Giochi Sacri, dove la religione incontra i video giochi. Oggi parliamo di una saga videoludica di JRPG, giochi di ruolo alla giapponese, quelli con protagonisti spesso in stile anime, protagonisti silenziosi, combattimenti a turni, e storie che a volte toccano anche tematiche piuttosto adulte e oscure.
È il caso di Shin Megami Tensei, una saga nata negli anni 90, come remake reboot della saga di Megami Tensei. Il primo Shin Megami Tensei, traducibile in qualche modo dal giapponese come una sorta di “nuova reincarnazione della Dea”, esce su Super Nintendo e ha da subito un buon successo, producendo una serie di seguiti che le portano avanti gli elementi chiave.
Un protagonista silenzioso, un party composto da demoni, combattimenti a turni, dungeon da esplorare in prima persona (almeno nei primi capitoli).
L'espressione “demone”, in realtà, non fa riferimento solo alla possibilità di evocare esseri demoniaci, con il termine demoni, in Shin Megami Tensei, si intende tutta una serie di personaggi, spiriti, esseri divini, semi-divini, eroi antichi, presi da quasi tutte, se non tutte, le mitologie, le tradizioni del mondo. Queste creature convivono, quindi, nello stesso universo e non hanno necessariamente una connotazione negativa, hanno un loro allineamento, che può essere Caotico, fondato su Legge e Ordine, e uno Neutrale.
Tutti loro possono essere benevoli o malvagi verso il giocatore e contribuiscono a portare avanti la storia, solitamente ambientata in una Toky post-apocalittica, dove il protagonista abbraccia il suo destino, che lo porta, alla fine di praticamente tutti i capitoli della saga, a decidere che cosa ne sarà del mondo.
Se avete pensato a Elden Ring (di cui abbiamo già parlato in questa newsletter) e ai Souls, effettivamente possiamo immaginare un collegamento. Anche qui, il protagonista si confronta con delle decisioni che lo portano a plasmare il destino del mondo stesso. Però in Shin Megami Tensei ci si confronta spesso e volentieri con Dio stesso.
Il gameplay di Shin Megami Tensei è un mix di elementi classici dei giochi ruolo giapponese. In qualche modo si catturano quasi i mostri come se fossero Pokémon, nel senso che i demoni possono essere incontrati nel corso del gioco e reclutati all'interno del gruppo, anche se non proprio in stile Pokémon.
In Shin Megami Tensei, infatti, è importante il dialogo. La negoziazione e la persuasione sono elementi fondamentali per convincere i demoni a unirsi alla causa del protagonista. Possono anche essere pagati, ma ognuno di loro in modo diverso interro che il giocatore su alcune questioni per lui fondamentali e sulla base di queste decide di unirsi al gruppo.
I nemici si incontrano in dungeon particolarmente labirintici, che hanno un elemento quasi tutti in comune, come molti altri luoghi del gioco, ovvero continui richiami religiosi spirituali.
Nei primi Shin Megami Tensei il giocatore può scegliere un allineamento finale, Law, Chaos e Neutral. È molto interessante come questa tripartizione, che di base sembra ricalcare quella del gioco di ruolo all'Occidentale, viene trasposta attribuendo a ciascuno dei demoni un allineamento e anche il giocatore può decidere quale percorso entra prendere, se accettare la visione del mondo propugnata da un essere che ha tutta l'area di essere un Dio cristiano, o abbracciare il caos. Quest’ultimo, spesso porta a dei finali del gioco in cui la terra diventa un luogo dove regna in darwinismo e la legge del più forte.
Nel finale neutral spesso quello che emerge è la scelta da parte del giocatore, del protagonista, di non seguire né l'uno né l'altro, evitando sia il coro degli angeli sia quello dei demoni del caos, ma sceglie di vivere privilegiando il libero arbitrio umano.
È molto interessante uno degli episodi che in qualche modo sono uno spin -off, Strange Journey, che inizialmente doveva essere il quarto capitolo della saga, poi alla fine ha preso una strada tutta sua ed è diventato un capitolo a se stante. Uscito diversi anni fa su Nintendo DS, ne è stato riproposto un remake - che personalmente devo ancora giocare ed è una lacuna che vorrei colmare, visto quanto mi è piaciuto l’originale -, ed è un episodio in cui la storia mette l 'uomo di fronte alla sua responsabilità.
Tutto il caos che da inizio alla storia - una strana sfera e di energia che appare in Antartide, che minaccia di distruggere il mondo, ha origine dal fatto che l'Uomo ha portato all'estremo la sua avidità e il suo dilapidare le risorse del mondo (e questo è un tema molto attuale) e quindi quel problema demoniaco e quella minaccia per l 'umanità in realtà è un po' causa degli uomini stessi.
E che possono decidere di salvarsi attraverso la legge del più forte, o affidandosi a questa divinità che trasformerebbe il mondo in un paradiso utopistico ma forse privo di libertà. Quello che viene fuori è come il videogioco di questo tipo riesce a lavorare con le tradizioni religiose per mandare messaggi positivi agli uomini.
Ci sono moltissimi spin-off e sotto saghe di Shin Megami Tensei (a me piacciono quasi tutte, e di molte di queste parleremo in futuro). Qui mi piace citare Digital Devil Saga, che è un episodio molto particolare che approfondisce la tradizione induista. Nonostante molti demoni presenti siano alcuni di quelli ricorrenti nella serie, in Digital Devil Saga 1 e 2 usciti per Playstation 2, si approfondisce molto la tradizione induista e molti creature provengono da quell’immaginario.
In Digital Devil Saga 1 e 2, tutto il contesto narrativo e di gameplay prende a piene mani da questa tradizione, per esempio la legge del karma, il ciclo di morte reincarnazione delle anime, o il fatto che l’induismo in realtà è composto da molte visioni diverse, da molti “induismi”.
Shin Mgami Tensei ci mostra anche due importanti elementi che vengono dal modo giapponese la spiritualità.
Da un lato ci mette di fronte alla ribellione, alla legge divina, nel momento in cui il protagonista in molti capitoli si oppone a questa sorta di divinità che ricorda il Dio delle Regioni Abramitiche, combatte veramente a livello di gameplay in battaglia si combatte contro questa divinità, che però si dimostra non come il Dio della Bibbia, si dimostra una divinità tiranna che non esita a compiere il genocidio che viene anche rimproverata dai suoi servitori perché arriva a compiere un genocidio oppure arriva a salvare solamente coloro che ritiene degni. Alcuni hanno detto che questo in realtà è un attacco o è una critica forte al modo occidentale di concepire la religione.
A me sembra che sia meglio un modo giapponese di affrontare queste questioni legate al potere nella società. A me pare più un 'allegoria di come il potere assoluto, tema molto sentito in Giappone, possa corrompere il singolo individuo e portarlo a compiere atti che vanno contro ogni diritto umano, ogni etica e ogni morale.
Una Via orientale al pluralismo
Shin Megami Tensei ci porta anche a conoscere il modo giapponese di concepire il pluralismo religioso. Per i giapponesi è normale passare da una religione all 'altra o meglio, è normale vivere più esperienze religiose. Contemporaneamente, una sorta di vero e proprio sincretismo, si dice che i giapponesi nascono shintoisti, si sposano da cristiani (nel senso che alcuni si sposano davvero con il rito cristiano), vivono secondo i dettami del confucianesimo e poi muoiono da buddhisti perché spesso dopo la morte si celebra un funerale buddhista.
Ora, questa è un po' una battuta, però rappresenta quel modo di sentire la religione non necessariamente come una appartenenza rigida, come concepiscono le regioni occidentali, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, per cui si abbraccia una Verità. Nel modo giapponese di concepire la spiritualità si parla di Via, cioè ogni tradizione ha il suo modo di portare al perfezionamento spirituale a raggiungere la comprensione, la comprensione delle leggi che regolano l'universo, di come dovrebbe funzionare il mondo.
In Shin Megami Tensei tutte queste religioni, tutti questi angeli, i demoni, i personaggi mitologici, varie rappresentazioni di divinità onniscienti, convivono tra loro, hanno rapporti di guerra oppure di pace tra di loro e con gli uomini, e questo alla fine porta a una conclusione a riplasmare l'ordine del mondo, decidendo quali sono le leggi che dovrebbero governarlo.
Non mi sembra tanto una critica feroce alle religioni occidentali in sé, piuttosto un modo tutto giapponese di rappresentare le tradizioni che non parte dal presupposto che mettere insieme religioni diverse, figure religiose diverse sia in qualche modo offensivo, in realtà lo vede come una ricchezza, lo vede come una ricchezza perché tutti sono espressioni diverse, diverse dello stesso senso divino, dello stesso spirito divino che anima l 'universo e che noi esseri umani cerchiamo per quello che possiamo piano piano di comprendere.
📖 Letture per approfondire
Giocare ai videogiochi suscita spesso curiosità, a volte per saperne di più su ciò che li ispirati, a volte per capire meglio i videogiochi stessi.
Ecco perchè qui potete trovare alcuni consigli su cosa leggere per chi volesse approfondire gli argomenti trattati nel post.
P. Consorti, Introduzione allo studio del diritto canonico. Lezioni pisane, Giappichelli, Torino, 2023 (pag. 15 e ss.).
S. Ferrari, Lo spirito dei diritti religiosi. Ebraismo, cristianesimo e islam a confronto, Il mulino, 2002
Kobayashi, Hiroaki, Appartenenza multireligiosa e libertà di religione in Giappone, in Rivista di Studi Politici Internazionali, vol. 69, no. 2 (274), 2002, pp. 287–96, online in JSTOR, http://www.jstor.org/stable/42739850
J. C. Peracullo, The Book of Revelation in Shin Megami Tensei: Devil Survivor 2, in Journal of Dharma, 2014
M. Raveri, Il pensiero giapponese classico, Einaudi, Torino, 2014
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